«Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire.» Sandro Pertini il 25 aprile 1945.
Il 25 aprile 1945 è ricordato come il punto culminante nel percorso di trasformazione dell’Italia fascista verso l’Italia contemporanea, repubblicana e democratica.
La cornice storica entro la quale si compie questo radicale mutamento è la seconda guerra mondiale (1939-1945), il grande conflitto globale nel quale gli attori principali sono l’Asse Roma-Berlino (ossia l’Italia fascista e la Germania nazista) e l’impero giapponese da una parte e gli alleati anglo-americani e l’Unione Sovietica dall’altra.
Il 25 aprile 1945 è a sua volta l’esito storico di una catena di eventi iniziati due anni prima in Italia che è opportuno ricordare.
Il primo di questi eventi è senza dubbio lo sbarco degli alleati anglo-americani in Sicilia, avvenuto senza incontrare la minima resistenza il 10 luglio 1943.
La propaganda fascista aveva raccontato agli italiani storie di spettacolari vittorie delle forze dell’Asse in Nordafrica e negli altri teatri di guerra; lo sbarco e i primi bombardamenti alleati sulle città italiane trasformano questo inesistente sogno di gloria in un raggelante incubo. I vertici italiani, inclusi i gerarchi fascisti, si rendono immediatamente conto dell’impossibilità di fermare l’avanzata degli alleati verso nord e, soprattutto, di opporre resistenza ai pesanti bombardamenti aerei.
Lo sbarco in Sicilia è alla base anche del secondo clamoroso evento: la “caduta del fascismo”, avvenuta alle ore 2:40 del 25 luglio 1943, 15 giorni dopo lo sbarco, quando lo stesso Gran Consiglio del fascismo, il massimo organo del regime, vota a maggioranza la decadenza di Benito Mussolini da tutte le cariche pubbliche, ponendo fine a oltre 20 anni di dittatura.
Nel pomeriggio dello stesso giorno Mussolini, per disposizione del re Vittorio Emanuele III, è sostituito come capo del governo dal generale Pietro Badoglio, arrestato dai carabinieri e confinato in un albergo presso Campo Imperatore, sul Gran Sasso.
Il terzo importante evento è l’armistizio del 3 settembre 1943, firmato a Cassibile, in provincia di Siracusa, dal generale Giuseppe Castellano, ufficiale di fiducia di Badoglio e dalla controparte anglo-americana.
Il trattato di Cassibile in realtà è molto più che un semplice armistizio perché il governo militare italiano si impegna non soltanto a deporre le armi e ad abbandonare l’alleato tedesco ma a schierare i propri reparti ancora efficienti al fianco di inglesi e americani. Per questa ragione l’armistizio separato viene sottoscritto in segreto all’insaputa dei tedeschi.
L’annuncio ufficiale della stipula viene diramato via radio cinque giorni più tardi, alle 19:42 dell’8 settembre ’43, direttamente da Pietro Badoglio, in modo da dare il tempo al re, alla sua corte e ai vertici militari italiani di fuggire e mettersi al riparo dalle previste rappresaglie tedesche.
Questa è la ragione per cui l’8 settembre 1943 è la data convenzionale dell’armistizio fra l’Italia e gli alleati.
All’annuncio dell’8 settembre seguirà una fase di grande caos in cui i reparti dell’esercito italiano, in patria e all’estero, vengono lasciati isolati, senza ordini e indicazioni, facile preda delle vendette tedesche.
Sarà un’ecatombe.
Il quarto evento in direzione del 25 aprile 1945 è in realtà una lunga fase di oltre un anno e mezzo comprendente almeno quattro accadimenti principali:
a) la liberazione di Mussolini da parte di un commando tedesco dal suo confino sul Gran Sasso;
b) la divisione dell’Italia in due parti: l’Italia liberata del centro-sud e la RSI, Repubblica Sociale Italiana, con capitale Salò, cittadina sul lago di Garda al nord, sotto il comando di Mussolini e dei tedeschi;
c) l’inesorabile avanzata da sud a nord delle truppe alleate malgrado i tedeschi avessero predisposto due poderosi sbarramenti fortificati trasversali: la “linea Gustav”, dispiegata tra il confine lazio-campano a ovest e Ortona a est e la “linea gotica”, più a nord, dislocata fra Massa-Carrara a ovest e Pesaro-Urbino a est;
d) la sempre più efficace e ben organizzata resistenza partigiana italiana, coordinata dal CNL (Comitato di Liberazione Nazionale, ossia il comando strategico di tutte le forze italiane di liberazione) che in diversi casi costringerà alla resa o alla fuga i nazi-fascisti.
Durante il periodo di esistenza della RSI, l’11 gennaio del 1944, avviene la cattura e fucilazione dei membri del Gran Consiglio “traditori” che il 25 luglio dell’anno prima avevano votato la decadenza di Mussolini; tra questi Galeazzo Ciano, genero dell’ex duce.
Il 25 aprile 1945 è la giornata convenzionale della “liberazione” italiana perché è quella la data in cui il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia), insediato a Milano, presieduto da Alfredo Pizzoni (1894-1958), militare ed eroe di guerra, Luigi Longo (1900-1980), comunista, Emilio Sereni (1907-1977), ebreo comunista, Sandro Pertini (1896-1990), socialista e futuro Presidente della Repubblica, Leo Valiani (1909-1999), intellettuale ebreo e repubblicano e altri proclama l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazi-fascisti.
Bologna è liberata il 21, Genova il 23 e Venezia il 28 aprile.
Il CLNAI opera a due livelli: quello militare, definendo obiettivi e strategie dei vari gruppi armati partigiani e quello di governo provvisorio, emanando decreti regolatori della vita civile e amministrativa nell’Italia liberata. Tra gli atti di governo anche la condanna a morte dei gerarchi fascisti riconosciuti colpevoli di crimini di guerra.
Quando le truppe anglo-americane finalmente arrivano al nord trovano un’Italia già liberata e in grado di provvedere a se stessa, con i tedeschi e i fascisti ormai in rotta disperata.
Alle 16 del 27 aprile, a Dongo (Co), viene catturato Benito Mussolini mentre cercava di fuggire in Germania in un camion travestito da soldato tedesco insieme ad altri gerarchi e le loro famiglie. Quasi tutti saranno fucilati nelle ore successive.
Uno dei primi atti del governo provvisorio presieduto da Alcide De Gasperi, adottato il 22 aprile 1946, è l’istituzione del “25 aprile” quale Festività Nazionale.
Anna Maria Stefanini