Un salto temporale di quasi 1500 anni e ci ritroviamo nel mezzo di una fase dove geostoria e storia locale sono alla minima distanza.
L’impero romano d’occidente era ancora vitale quando i goti, un mosaico di tribù germaniche nord-orientali (ma di probabile origine scandinava, come rivelano diverse fonti archeologiche e linguistiche) scendono verso sud ed entrano in contatto con il mondo latino. La tradizione storiografica distingue l’etnia gota in due grandi ceppi: gli ostrogoti, ramo orientale, che si stanziano in Italia e nei Balcani e i visigoti, ramo occidentale, che entrano in Francia e Spagna.
Il 476 d.C. è convenzionalmente l’anno della caduta dell’impero romano d’occidente, della fine dell’Età antica e dell’inizio del Medioevo; è l’anno in cui Odoacre, capo di un’altra etnia germanica, gli eruli, esautora l’ultimo imperatore romano Romolo Augustolo.
Ma quello di Odoacre sarà un regno effimero perché tra la fine del V e gli inizi del VI secolo proprio gli ostrogoti, sotto la guida del re “Teodorico il grande” (454-526), spodestano il re barbaro e fondano il “Regno ostrogoto d’Italia”, con capitale Ravenna.
Ma l’altro ramo dell’ex impero, l’Impero romano d’oriente (detto anche Impero bizantino, 395 d.C. – 1453) con capitale Costantinopoli, è un attore sempre vigile e sempre presente nelle controverse vicende italiane, sia militarmente, con il proprio esercito e la propria potente flotta che politicamente, attraverso giochi di alleanze e di appoggi.
È in questo complesso scenario che transita l’incandescente meteora di Amalasunta.
Amalasunta è la figlia di Teodorico il grande; nasce a Ravenna intorno al 495, nel 515 sposa il nobile visigoto Eutarico. Si tratta con molta probabilità di un matrimonio politico stabilito dal padre con lo scopo di garantirsi favorevoli equilibri politici dentro e fuori del regno. Questo matrimonio smentisce il luogo comune per il quale le figlie femmine delle famiglie nobili (non soltanto) medievali fossero una iattura: le figlie femmine potevano risultare invece una grande risorsa per combinare matrimoni e intese strategiche e stabilire alleanze fra i rissosi nobili romano-barbarici. Una pratica politica rimasta in vigore per almeno altri milletrecento anni.
Dal matrimonio di Amalasunta nascono i figli Atalarico e Matasunta. Nel giro di pochi anni però muoiono prima il marito Eutarico (522) e poi il padre, re Teodorico il grande (526); conseguentemente il figlio Atalarico viene incoronato re degli ostrogoti ma, avendo questi appena 9 anni, Amalasunta sarà la vera reggente del Regno ostrogoto d’Italia.
Gli storici Procopio di Cesarea (bizantino; 490 circa – 565 circa) e Flavio Cassiodoro (latino; 485 circa – 580 circa) concordano nel descrivere Amalasunta come donna erudita e amante dalla cultura romana, che parla latino e greco. Amalasunta dà al figlio Atalarico un’educazione conforme alla tradizione romana e ricerca una politica di buoni rapporti tra goti, romani e bizantini. Questa simpatia per la tradizione romana le vale però l’inimicizia dei nobili di ortodossia gotica che riescono a sottrarle il figlio re per destinarlo ad un’educazione di rigida tradizione gotica; ne consegue una spietata lotta di potere con assassini e intese d’interesse. È in questo difficile periodo che Amalasunta stringe un’alleanza politica con l’imperatore dell’impero romano d’oriente Giustiniano I (quello che aveva sposato la celebre, bella e influente Teodora, attrice e prostituta), probabilmente ignorando che Giustiniano era in trattative anche con i nobili goti suoi acerrimi rivali.
In questo quadro di grande precarietà politica, nel 534 interviene un fatto nuovo: la morte del figlio Atalarico, già da tempo malato; questo evento trasforma Amalasunta da “reggente” a regina a tutti gli effetti del Regno ostrogoto d’Italia. Uno status che la rende ancora più invisa ai suoi avversari interni.
In questa nuova veste Amalasunta tenta un’abile manovra politica: chiama accanto a sé il cugino Teodato, nipote di Teodorico e titolare del grande ducato di Tuscia (la Tuscia di allora comprendeva il viterbese e quasi l’intera Toscana), coniugando i rapporti di sangue col fatto che Teodato era gradito tanto alla nobiltà gota a lei ostile che all’imperatore Giustiniano (godeva persino un seggio nel senato bizantino). Non sono chiari i motivi della caduta in disgrazia di Amalasunta ma è evidente che gli equilibri geopolitici faticosamente intessuti non bastano a salvarla dalle lotte per il potere intessute dai nobili goti suoi nemici: la regina viene prima confinata nell’isola martana del lago di Bolsena e, nel 30 aprile del 535, fatta strangolare da sicari; forse su mandato dello stesso Teodato. L’assassinio di Amalasunta determina però il collasso del precario sistema geopolitico del tempo e innesca la lunga “guerra gotica” (535-553) fra ostrogoti e bizantini che recherà grandi rovine all’Italia e al regno ostrogoto d’Italia.
Intanto però un nuovo potente attore globale è in arrivo dal nord: i longobardi.