“Perché tutto rimanga com’è, è necessario che tutto cambi”.
Opera di grande valore artistico, con una prosa bellissima, costituisce uno dei libri più noti della storia dell’editoria italiana del ‘900.
Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, oltre che essere un celebre romanzo dal quale scaturì un’eccellente e indimenticabile produzione cinemagrafica, nata dal grande genio di Luchino Visconti, con attori eccezionali, è da sempre un libro che offre spunti di riflessione.
Perchè il titolo Il gattopardo?
Il gattopardo è lo stemma araldico della casata dei Salina, protagonista del romanzo, e compare anche su quello dei Tomasi di Lampedusa.
Un’opera apparentemente di stampo ottocentesco che senso aveva in un’ Italia che usciva dalla guerra in cui predominavano testi di stampo progressista di Pavese o Sciascia?
Apprezzato da Moravia, il manoscritto andò in stampa nel 1958, un anno dopo la morte dell’autore e fu oggetto di molte discussioni nell’ambito della critica letteraria.
Il famoso romanzo narra della vita di Don Fabrizio Corbera, Principe di Salina, ed è ambientato in Sicilia negli anni compresi fra il 1860, data dello sbarco dei Garibaldini in Sicilia e il 1883, anno della sua morte.
Don Fabrizio è un proprietario terriero di una tenuta vicino Palermo, classico rappresentante della ceto aristocratico, che sta assistendo impassibile al proprio inesorabile declino.
Suo nipote, Tancredi Falconeri è il rappresentante di una gioventù più dinamica e si arruola volontario tra le fila dell’esercito sabaudo.
Se infatti Don Fabrizio si rammarica della scalata sociale dei borghesi, Tancredi si innamora della bellissima Angelica, figlia di un mezzadro arricchito, divenuto sindaco di Donnafugata, residenza estiva dei Salina.
Una passione bruciante, ma anche funzionale alla conservazione del potere dei Salina: Tancredi (che non dispone di grandi ricchezze personali) troverà nei beni della famiglia Sedara un ottimo strumento per coltivare le proprie ambizioni di carattere politico.
Tre sono i temi essenziali de Il Gattopardo, che vinse anche il premio Strega. Il primo tema è senza dubbio quello del “trasformismo“, incarnato dall’ambizione di Tancredi Falconieri, che intende mantenere il prestigio della famiglia natale.
Il secondo è il rifiuto morale ed etico del trasformismo.
Il terzo tema del romanzo è “l’esistenza della verità della sua classe perdente, seppellita sotto le palate di terra che il tempo e i tanti Sedara hanno lasciato cadere” .
Con uno stacco temporale di molti anni, l’ultima scena è ambientata nel 1910, con le figlie di Don Fabrizio (Concetta, Caterina e Carolina, tutte rimaste nubili).
Un romanzo coinvolgente, considerato un capolavoro della letteratura italiana.