7 DICEMBRE 1598: NASCE LO SCULTORE GIAN LORENZO BERNINI, IL POETA DELLA FORMA

“il Cavalier Bernini, quel famosissimo scultore che ha fatto la statua del Papa e la Dafne […]
ch’è il Michelangelo del nostro secolo [… ] e che è un uomo da far impazzire le genti”
Fulvio Testi (1593-1646); poeta e scrittore

La fortuna di Gian Lorenzo Bernini è nascere e compiere la prima formazione a Napoli proprio quando la città partenopea, tra il 1589 e il 1609, è punto di raccolta di uno dei più importanti team di artisti di sempre: il gruppo chiamato a restaurare la celebre Certosa di San Martino al Vomero (oggi sede del Museo Nazionale di San Martino), eretta nel Trecento da Carlo D’Angiò.
Fra gli artisti chiamati a Napoli figura anche il pittore e scultore di Sesto Fiorentino Pietro Bernini (1562-1629), padre di Gian Lorenzo. Il figlio segue il padre sul cantiere e apprende precocemente i rudimenti dell’arte scultorea.
Nel 1606, quando Gian Lorenzo ha otto anni, Pietro viene chiamato a Roma da papa Paolo V e il figlio continua a seguire il padre sul campo, affinando ulteriormente la propria maestria e la propria sensibilità in quella che era la maggiore capitale mondiale dell’arte.
La sua iniziazione artistica si realizza in una delle eccellenze dell’arte romana: la cappella Paolina dell’arcibasilica di Santa Maria Maggiore all’Esquilino, dove Paolo V stava realizzando il proprio monumento funebre. La direzione dei lavori è affidata al valente architetto Flaminio Ponzio e probabilmente è da lui che il giovanissimo Gian Lorenzo apprende il senso dell’unitarietà dell’opera d’arte come complesso di elementi e stilemi coordinati e coerenti con il motivo ispiratore e le sensibilità del tempo e del luogo.
Forte di questa esperienza Gian Lorenzo continua a maturare e questo gli vale il suo primo salto di qualità: da semplice accompagnatore diviene collaboratore alla pari del padre e il loro primo lavoro è la coppia Priapo e Flora, oggi al Metropolitan Museum of art di New York (le statue oggi visibili a Villa Borghese sono copie riprodotte con tecniche digitali).
Seguono la decorazione della Cappella Barberini in Sant’Andrea della Valle e il “Fauno che scherza con i due amorini” del 1614, anche questo al Metropolitan.
A partire dal 1614, all’età di 16 anni, Gian Lorenzo si mette in proprio; le opere principali di questo esordio sono la scultura “San Lorenzo sulla graticola” del 1617, oggi agli Uffizi di Firenze e il “San Sebastiano”, anche questo del 1617, commissionato dal cardinale Barberini, oggi al museo Thissen-Bornemisza di Madrid.
In questa scultura Bernini mostra di aver maturato un proprio stile espressivo in cui il dettaglio anatomico naturalista si fonde in modo felice e originale con l’eleganza di forme altamente astratte.
Questi primi capolavori gli attirano l’attenzione e la simpatia di un grande mecenate, cultore delle arti, collezionista e intenditore di opere e di talenti: il cardinale, nipote di papa Paolo V, Scipione Borghese (1577-1633) al cui nome è intitolata la celebre “villa di delizie” di Porta Pinciana che oggi ospita l’altrettanto celebre “Galleria Borghese”, uno dei maggiori musei statali italiani.
Per il raffinato porporato il ventenne Bernini realizza il famoso piccolo busto del di lui zio, dando inizio a un sodalizio che durerà fino al 1625. Durante questo periodo realizza opere altamente complesse come il gruppo “Enea, Anchise e Ascanio” (1618-‘19), il “Ratto di Proserpina” (’21-’22), un “David” (’23-’24) e “Apollo e Dafne” (’22-’25); tutte opere andate ad arricchire la sua superba omonima villa.
Dopo questa serie di capolavori Gian Lorenzo Bernini è una star conosciuta e apprezzata in tutta Italia, unanimemente acclamato come il “nuovo Michelangelo”.
Negli anni 20 del Seicento Gian Lorenzo riprende la sua seconda passione: la pittura, dedicandosi alla realizzazione del cosiddetto “ritratto con busto”, un format non di rado incline alla vocazione celebrativa, segnata da insistiti tratti fieri, severi e distaccati a onore degli augusti personaggi rappresentati.
Bernini muta radicalmente questa prospettiva mettendo in scena volti realistici, “fermati” in espressioni dinamiche, rivelatrici di pensieri e moti psicologici.
Nel 1623 il cardinale Maffeo Barberini viene eletto papa col nome di Urbano VIII, che aveva grandi progetti per una riforma urbanistica di Roma ispirata all’arte. Subito chiama Bernini per affidargli importanti incarichi pubblici; tra questi quello di commissario e revisore dei condotti delle fontane di piazza Navona; la direzione della Fonderia di Castel Sant’Angelo e la soprintendenza dell’Acqua Felice, un’importante opera idraulica realizzata per rifornire di acqua Viminale e Quirinale (il nome “Felice” è in onore di Felice Peretti, papa Sisto V).
In questa veste realizzerà le celebri fontane del “Tritone” (1642-’43) e delle “Api” (1644).
Nel ’29 diviene anche direttore dei lavori di San Pietro dove realizzerà grandi opere, tra le quali il celeberrimo baldacchino di San Pietro, con le scenografiche colonne scure spiraliformi in collaborazione, per la parte architettonica, con il collega e rivale Francesco Borromini.
Nel 1636 Gian Lorenzo intraprende una complicata relazione sentimentale con la nobildonna viterbese Costanza Piccolomini Bonucelli (1614-1662), moglie dello scultore Matteo Bonarelli, per qualche tempo assistente di Bernini. Al momento dell’incontro Costanza ha 22 anni, lui 38. Sfortunatamente Costanza intrattiene una relazione anche con il fratello di lui, Luigi e quando lo scandalo viene alla luce Gian Lorenzo impazzisce per la gelosia. Le cronache raccontano che farà sfregiare Costanza da un suo servitore e minaccia di uccidere il fratello.
Il 15 maggio 1639, chiusa questa turbolenta vicenda, Gian Lorenzo sposa Caterina Tezio; le cronache raccontano di un matrimonio felice da cui nasceranno 11 figli.
Sfortunatamente per Gian Lorenzo, nella sua biografia non mancano anche nemici e detrattori, invidiosi dei suoi successi e appoggi.
Nel 1644 muore Urbano VIII e il successore Innocenzo X Pamphili non sarà altrettanto generoso come il predecessore e i suoi denigratori, dentro e fuori la curia, possono alzare la voce.
Nel 1647 vengono rilevate crepe in alcune torri campanarie di San Pietro realizzate da Bernini e diversi gli imputano errori progettuali; Innocenzo lo incolpa, ordina l’abbattimento delle opere e gli addebita i costi in un coro di ingiurie e accuse infamanti.
Prostrato e ferito nell’orgoglio Bernini realizza per proprio conto la “Verità scoperta dal Tempo”, un’allegorica rappresentazione delle ingiuste persecuzioni cui è sottoposto e porta a termine uno dei suoi massimi capolavori: la “Cappella Cornaro”, comprendente la celeberrima “Estasi di santa Teresa d’Avila”.
Nel 1651, con uno stratagemma ottiene l’incarico per la realizzazione della “Fontana dei quattro fiumi” di piazza Navona; un gioiello che gli consente di risollevare le sorti della propria carriera.
Con l’elezione del nuovo papa Alessandro VII (Fabio Chigi) Bernini torna ad essere il principale riferimento dei progetti di rinnovamento urbanistico di Roma e i segni rappresentativi dell’impronta del Bernini sul cosiddetto “secondo Rinascimento dell’Urbe” sono soprattutto tre: l’accesso a piazza del Popolo con la “Porta” e le due chiese gemelle, la “Cattedra di san Pietro” e il colonnato espressione dell’abbraccio della chiesa al mondo.
Artista ormai di fama internazionale, nel 1665, all’età di 67 anni, è chiamato in Francia per realizzare importanti lavori, tra cui il “Louvre”; ma dovrà fare i conti con l’ostilità degli architetti locali, ragione per cui dopo alcuni mesi preferisce abbandonare e fare ritorno a Roma.
Durante il nuovo soggiorno romano riduce progressivamente il suo impegno artistico e si dedica a un appartato ritiro spirituale.
Dopo una paralisi a un arto Gian Lorenzo Bernini muore il 28 novembre 1680; per suo volere viene tumulato in una modesta tomba in Santa Maria Maggiore.

Questa voce è stata pubblicata in Arte e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *