13 DICEMBRE 1466: MUORE DONATELLO, MAESTRO DEL RINASCIMENTO FIORENTINO

La data di nascita dello scultore fiorentino Donato Bardi, in arte “Donatello”, non si conosce con precisione e può essere soltanto stimata per via indiretta da documenti biografici; secondo alcune fonti ricadrebbe entro la finestra temporale 1382-1390, secondo Wikipedia sarebbe avvenuta nell’anno 1386.
Anche le notizie sulla famiglia d’origine sono scarse; del padre Niccolò di Betto di Bardi si sa che apparteneva all’Arte Maggiore della Lana in qualità di addetto alla fase della “tiratura”, quella in cui le pezze appena tessute venivano stese e tirate prima di essere inviate alla successiva fase della tintura; si sa anche di un suo coinvolgimento nelle lotte fra le fazioni di Firenze e di essere persino incorso in un’accusa di omicidio dalla quale però uscirà assolto. Della madre se ne conosce il nome: Orsa.
Alcune ricostruzioni biografiche riportano che nel biennio 1403-1404, il giovane Donatello è a Roma insieme al celeberrimo architetto Filippo Brunelleschi (1377-1446), autore della omonima “cupola” del duomo di Firenze, per studiare da vicino le opere classiche.
Circa il suo noviziato artistico è accertato che tra il 1404 e il 1407 lavora come apprendista a bottega dell’importante scultore, orafo e architetto Lorenzo Ghiberti (1378-1455), capomastro, insieme al Brunelleschi, dell’Opera del Duomo fiorentino e autore delle celebri “Porte del Paradiso” del Battistero.
Dopo il 1407 ottiene la promozione ad assistente dello stesso Ghiberti.
In questo periodo affina l’arte della scultura e della lavorazione dei metalli nobili, in particolare dell’oro e del bronzo.
Nel 1406 gli vengono commissionate due statue di profeti da collocare sulla “Porta della Mandorla”, posta nella fiancata nord del Duomo; si sa che ne realizzerà solo una che purtroppo è andata perduta.
La prima opera giovanile di Donatello è il “David marmoreo”, scolpita tra il 1408-1409, destinata al coro del duomo, poi collocata a Palazzo Vecchio e oggi al Museo del Bargello.
Ulteriori opere attribuibili al periodo giovanile di Donatello sono i due crocefissi destinati alle chiese di Santa Croce e Santa Maria Novella di Firenze.
Giorgio Vasari (1511-1574), fondatore della disciplina della “storia dell’arte”, nella sua “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori” riferisce la celebre critica di Brunelleschi all’iperrealistico crocefisso di Santa Croce: “aver messo in croce un contadino”. Brunelleschi, che concepiva la santità come bellezza e armonia di forme e non aveva capito che Donatello aveva intrapreso una nuova filosofia stilistica, fondata sulla resa realistica delle proprie rappresentazioni, inclusa la sofferenza di Cristo.
Tra il 1409 e il 1411, sempre per il duomo, scolpisce il San Giovanni Evangelista; in quest’opera il nuovo stile di Donatello assume dimensioni e forme più compiute e si percepisce chiaramente l’abbandono delle forme astratte e ieratiche del “vecchio” gotico a favore di figure più “fisiche” ed espressive. La statua è oggi conservata al Museo dell’Opera.
Proseguendo in questo nuovo percorso stilistico realizzerà più tardi anche un San Marco e un San Giorgio.
In questo periodo Donatello sviluppa la tecnica detta del “rilievo schiacciato”, basata su rilievi e profondità minori rispetto alle sculture tradizionali e sull’impiego della prospettiva anche nell’arte scultorea attraverso la cura del dettaglio nelle parti vicine all’osservatore e incidendo in modo più sfumato quelle più lontane.
In questo modo Donatello mostra di concepire l’arte come “interazione” nella quale l’osservatore non è mero spettatore ma contributore dell’opera.
In una annotazione risalente al 1412 nel registro delle corporazioni di Firenze Donatello è formalmente qualificato come “orafo e scalpellatore”.
In breve tempo Donatello diviene scultore di grande fama e uno dei più richiesti per l’opera del duomo e dalle corporazioni fiorentine.
Per diversi anni Donatello continuerà a lavorare per l’opera del duomo e a collaborare col Brunelleschi.
Nel 1422 il sodalizio “Ordine di parte guelfa” di Firenze gli commissiona la sua prima opera per fusione di bronzo: la statua di S. Ludovico; l’opera sarà consegnata nel 1425.
In quel periodo riceve la prima importante commessa fuori Firenze: la decorazione del fonte battesimale del battistero di Siena.
Donatello è ormai un artista affermato e richiesto in tutta la Toscana, a Roma e, più tardi, a Padova; diverse sue opere si trovano oggi in vari musei del mondo.
Nei primi anni ’40 del Quattrocento sviluppa il celeberrimo “David” in bronzo, il più importante nudo a grandezza naturale dell’intero Rinascimento e una delle maggiori opere di tutti i tempi, oggi conservato al museo del Bargello; la riproduzione in piccolo del “David”, dalla metà degli anni ’50, è uno dei più prestigiosi e ambiti premi cinematografici italiani.
Intorno alla metà degli anni ’40 del Quattrocento realizza anche il monumento equestre raffigurante il Gattamelata (Erasmo da Narni), posto nella piazza della Basilica del Santo a Padova.
Dopo un’instancabile vita itinerante trascorsa tra Firenze e le maggiori città d’arte italiane, lasciando dietro di sé un’incredibile serie di capolavori, muore a Firenze il 13 dicembre di 558 anni fa; secondo alcune fonti in solitudine. Tuttavia ad accompagnare la bara c’era anche il grande scultore e ceramista fiorentino Andrea della Robbia.

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