“Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo
Di gente in Gente, mi vedrai seduto
Su la tua pietra, o fratel mio…”
Geopolitica e vita privata, amore e morte; le più cupe e irrisolte contraddizioni scuotono l’esistenza del più importante poeta dell’età di mezzo fra Neoclassicismo e Romanticismo.
Niccolò Foscolo nasce primogenito di quattro fratelli il 6 febbraio 1778 sull’isola greca Zante, conosciuta anche come Zacinto, allora possedimento della Repubblica di Venezia, da una modesta famiglia di padre veneziano e madre greca: “[…] non oblierò mai che nacqui da madre greca, che fui allattato da greca nutrice e che vidi il primo raggio di sole nella chiara e selvosa Zacinto, risuonante ancora de’ versi con che Omero e Teocrito la celebravano.”
Trascorre la prima giovinezza tra Dalmazia e Croazia; a Spalato studia nel seminario arcivescovile. Dopo la morte del padre (1788) torna a Zante e continua gli studi.
Di intelligenza brillante non è però studente disciplinato a causa di un carattere ribelle e passionale e di uno straordinario senso di giustizia. Giovanissimo si oppone vigorosamente a un tentativo di linciaggio degli ebrei del ghetto da parte degli isolani.
Agli inizi del 1789, quando in Francia stava per scoppiare la Rivoluzione Francese, la madre si trasferisce a Venezia; lì, tre anni dopo la famiglia si ricongiunge.
Ancora giovane decide di mutare il suo nome in Ugo; i due fratelli Giovanni Dionigi e Costantino Angelo moriranno suicidi.
Nella città lagunare Ugo compie studi più regolari e grazie agli insegnamenti di valenti maestri si appassiona agli studi classici greci e latini; diventa un assiduo frequentatore della grande Biblioteca Marciana (Marciana sta per “dedicata a San Marco”) dove trascorre intere giornate e diviene amico del prefetto bibliotecario Iacopo Morelli, fine letterato e scrittore, che lo consiglierà nella scelta delle letture.
Contemporaneamente stabilisce una forte amicizia con il bresciano Gaetano Fornasini, cui invia i suoi primi componimenti. A poco a poco i suoi versi cominciano a circolare.
Iacopo Morelli lo introduce negli ambienti colti della nobiltà veneziana; qui incontra Ippolito Pindemonte, poeta, letterato e traduttore dell’Odissea e altri importanti poeti, tra i quali Aurelio de’ Giorgi Bertola, cui dedicherà alcuni versi.
Diviene frequentatore del salotto della bella nobildonna Isabella Teotochi Albrizzi con la quale intraprenderà una relazione sentimentale, malgrado Isabella avesse 18 anni più di lui.
Gli anni della sua formazione intellettuale coincidono con quelli della Rivoluzione Francese e quell’evento non mancherà di contagiare gli ambienti colti italiani, nei quali brilla la stella dello scrittore milanese Alessandro Manzoni, di sette anni più giovane di Ugo.
Foscolo è un’antenna sensibile e capta stimoli e sollecitazioni provenienti da varie direzioni; negli anni ’90 stringe contatti con intellettuali bresciani e padovani tra i quali spicca Melchiorre Cesarotti (1730-1808), conosciuto, fra l’altro, per aver tradotto i “Canti di Ossian”, un’importante opera dello scozzese James Macpherson, dove Ossian è un antico cantore celtico; una sorta di Omero dell’antica isola britannica. L’onda poderosa del Romanticismo sta per travolgere l’Europa.
Negli anni ’90 rimane impressionato dalla figura del drammaturgo e poeta Vittorio Alfieri (1749-1803) e nel 1795, all’età di 17 anni, compone la tragedia “Tieste” che racconta in versi il terribile e macabro contrasto fra Atreo, re di Argo e suo fratello Tieste. Foscolo invia il testo a Melchiorre Cesarotti e all’Alfieri; l’opera verrà in seguito rappresentata con buon riscontro di successo al teatro Sant’Angelo di Venezia; ma l’irrequieto autore bolla in questo modo la sua creatura: “si ebbe forse più applausi che non meritasse”.
Un’altra tragedia, “l’Edippo”, andrà perduta finché l’italianista, accademico e specialista foscoliano Mario Scotti ne ritrova il manoscritto nel 1978 nell’archivio della rivista “Civiltà Cattolica”.
Intorno al 1796, all’età di 18 anni, redige un documento denominato “Piano di Studi” in cui progetta il proprio percorso di formazione intellettuale tra storia, morale, politica, metafisica, teologia, poesia, critica etc., gli autori, antichi e contemporanei, da studiare e le coordinate orientative della propria futura produzione letteraria.
Nel biennio 1796-1797 lascia Venezia e i suoi salotti e va a vivere a Padova, in quegli anni un vero laboratorio culturale; qui scrive alcuni articoli di carattere politico che gli attirano però i sospetti dell’establishment veneto. Per diversi mesi si isola nell’area dei colli Euganei.
Più tardi si trasferisce a Bologna dove aderisce alla “Repubblica Cispadana”, uno dei primi esperimenti di repubblica in un’Europa dominata dalle monarchie assolute; sosterrà Napoleone fino a quando, come molti altri intellettuali italiani (tra cui Manzoni) non riscontrerà essersi trasformato in un “tiranno”.
Nel maggio del 1897, all’età di 19 anni, torna a Venezia, ormai contagiata dalle istanze repubblicane, “a spargere le prime lagrime libere”. Ma quando, il 17 ottobre 1797, Napoleone firma il Trattato di Campoformio con l’Austria, svendendo la Repubblica Veneta agli Asburgo, il 19-enne Foscolo è furibondo; questo il racconto di un testimone presente a un intervento del poeta in un’assemblea pubblica durante il quale prende la parola “per vomitare tutte le imprecazioni possibili contro il generale Bonaparte. Armato di un pugnale, facendo esclamazioni e contorsioni orribili, lo ha immerso con furore nel parapetto della tribuna, giurando di immergerlo allo stesso modo nel cuore del perfido Bonaparte”.
La delusione indurrà diversi patrioti al suicidio; una spinta suicida che contagia lo stesso Ugo che farà anche esperienze di consumo di oppio.
Deluso, abbandona Venezia e si esilia in Milano dove conosce Parini e Vincenzo Monti, il traduttore dell’Iliade, col quale avrà un rapporto controverso, anche a causa del particolare interesse che Foscolo mostra per la di lui moglie, l’avvenente attrice Teresa Pikler. A Milano entra in contatto con i maggiori patrioti e letterati italiani di tendenza repubblicana.
Deluso dalla politica e dal difficile amore per Teresa Pikler Ugo continua il suo inestinguibile pellegrinaggio in cerca dell’impossibile soddisfazione per i suoi ideali di libertà, uguaglianza e di perfezione letteraria tentando di annegare le sue ansie e le sue delusioni nello studio e nella scrittura.
Verso la fine del ’98 si trasferisce a Bologna dove scrive per la rivista politico-culturale “Il Genio Democratico”; i suoi scritti finiscono anche su “Edimburgh Review”.
A Bologna inizia la scrittura e la pubblicazione del romanzo epistolare “Ultime lettere di Jacopo Ortis”; il cognome “Ortis” è scelto in memoria del giovane Girolamo Ortis, morto suicida nel ’76 con un colpo di pugnale. Il medesimo tipo di morte auto-inflitta dal fratello di Ugo, Giovanni Foscolo, a causa di una grossa somma persa al gioco che non poteva pagare. In memoria di quel tragico evento comporrà la celeberrima e drammatica “In morte del fratello Giovanni”.
A cavallo di ‘700 e ‘800 si arruola nella Guardia Nazionale della Repubblica Cisalpina; inseguendo il sogno di un’Italia liberata e repubblicana partecipa a varie battaglie contro l’Austria degli Asburgo venendo ferito due volte, imprigionato e poi liberato. Partecipa anche alla difesa di Genova.
Seguono anni di intensa attività letteraria, di carattere sia poetico che politico; molte delle sue maggiori opere sono di quel periodo. La sua produzione si ispira ai canoni stilistici di Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), grande letterato, storico dell’arte e archeologo tedesco, il maggiore teorico del Neoclassicismo, che ispirerà gli artisti di tutta Europa, compreso il celebre scultore italiano Antonio Canova (1757-1822).
Ma la letteratura non estingue il pellegrino senza meta che abita in lui e viene il “tempo che un giovine di venticinque anni abbandoni l’ozio letterario”; si arruola nei reparti italiani a sostegno della rivoluzione francese. In Francia conosce lady Fanny E. Hamilton, che chiamerà Sophia, sposata ma con cui avrà una relazione sentimentale dalla quale, nel 1805, nasce la figlia Mary, che però chiamerà Floriana.
Malgrado gli spostamenti continua a scrivere. A Parigi incontra Alessandro Manzoni dove viveva con la madre Giulia Beccaria, figlia del celebre giurista e letterato Cesare Beccaria, padre fondatore del diritto moderno. Foscolo lascia un’impronta indelebile nella formazione del giovane Alessandro.
Tra il 1806 e il 1809 soggiorna nuovamente in Italia dove avrà un’intensa attività letteraria ottenendo la cattedra di “eloquenza” all’Università di Pavia per “chiara fama”. A questo periodo appartiene la composizione del celebre carme “Dei sepolcri”.
Dopo un ulteriore periodo randagio per città e amori italiani, inseguito dalla polizia austriaca si trasferisce in Svizzera e poi in Inghilterra; nel settembre 1816 è a Londra dove trova una calorosa accoglienza da parte dei circoli intellettuali inglesi: “da che toccai l’Inghilterra ebbi lieta ogni cosa…”.
Malgrado i suoi continui successi letterari alcuni investimenti avventati lo riducono in povertà; fortunatamente ritrova la figlia Mary-Floriana che lo assiste amorevolmente.
Non ancora 50-enne gli viene diagnosticata una grave malattia al fegato e successivamente ai polmoni; Ugo Foscolo muore il 10 settembre del 1827 all’età di 49 anni. Due anni dopo, all’età di 24 anni muore anche Mary.