171 anni fa nacque Antoni Gaudi: dalla materia all’opera d’arte

Barcellona e tutta la Catalogna appartengono alla geografia dell’anima e una parte notevole di questo mosaico a cielo aperto viene dalle opere di Gaudì.

Antoni Placid Guillelm Gaudì y Cornet nasce 171 anni fa nella popolosa Reus, nella provincia di Tarragona, in Catalogna. la vita comincia a mordere presto il piccolo Antoni: la madre lo abbandona in tenera età, come un fratello e una sorella e una dolorosa forma reumatica gli sarà compagna di vita. Una dura formazione che influirà sul suo carattere schivo e riservato e sulla sua sensibilità artistica e stilistica.

Gaudì fu uno strano studente, piuttosto svogliato ma dotato di lampi di genio che sbalordivano compagni ed insegnanti. Il suo talento grafico lo convinse ad iscriversi, a 17 anni, alla celebre “Llotja”, l’Accademia di Belle Arti di Barcellona, quella dove hanno studiato anche Picasso e Joan Mirò, intraprendendo gli studi di architettura. I suoi studi furono piuttosto irregolari, intervallati dal servizio militare e dalla pratica presso svariati cantieri di Barcellona ma questo non gli impedì di conseguire un brillante diploma finale.

Il primo incarico professionale fu la progettazione di lampioni per la Plaça Reial di Barcellona in cui mise per la prima volta in mostra il suo eccezionale talento creativo; ma ciò che cambiò la sua vita fu l’incontro con l’industriale visionario e mecenate Eusebi Güell.

Grazie alla generosità di Güell Gaudì realizzò opere che divennero celebri: i “Padiglioni Güell”, il “Palau Güell” e il “Parco Güell”; tutte caratterizzate da un’originalissima combinazione di materiali, natura, scultura e architettura che altro non possono definirsi che opere d’arte espresse in forma di ambienti urbani.

Nel 1904, su committenza dell’industriale Josep Batlló i Casanovas, realizza a Barcellona “Casa Batlló”, un’abitazione con una facciata mozzafiato (patrimonio dell’umanità UNESCO nel 2005); tra il 1906 e il 1912, sempre a Barcellona realizza “Casa Milà”, un altro gioiello che concorre a fare della capitale catalana una galleria a cielo aperto.

Ad oggi sono sette le opere di Gaudì realizzate a Barcellona che figurano nell’elenco dei patrimoni UNESCO dell’umanità, al punto che si può affermare che esiste un “itinerario Gaudì” nella capitale catalana.

Tuttavia, l’opera maggiore, tuttora incompiuta, cui è universalmente legato il nome di Gaudì è il complesso “Basílica i Temple Expiatori de la Sagrada Família”, più noto come “Sagrada Família”, un incarico risalente al 1883 ma cui si dedicò in modo esclusivo dal 1914: un’opera monumentale e complessa di cui non vedrà mai la conclusione: Gaudì muore il 10 giugno 1926 per le conseguenze di un investimento da un tram: i soccorritori, pensando si trattasse di un barbone, prestarono assistenza tardiva e inadeguata.

Solo a morte avvenuta si accorsero che era deceduto il più grande architetto di tutti i tempi.

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Il Salottino degli Artisti aspetta tutti il 22 giugno a La Quercia

Viterbo – Tutti invitati a partecipare, alle ore 18 del 22 giugno, al Salottino degli artisti di Viterbo presso il caffè Mama’s de la Quercia.
L’ incontro avrà come tematica la “madre terra”. Gli artisti che prenderanno parte all’evento sono: Enrico Schiralli, poeta e saggista, Luana Sabatini, poeta e pittrice, Sabrina Morbidelli, poetessa, attrice, regista teatrale, cantante, Perla Angeli, poetessa e scrittrice, Rita Mogiotti pittrice, Giorgio Garbrecht pianista, Anna Finaroli, attrice, Maria Pina Arcangeli, attrice, Enrico Concioli, scrittore e filosofo. Gli organizzatori aspettano tutti per trascorrere un’ora all’insegna dell’arte e dell’amicizia.

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19 GIUGNO 1885: ARRIVA A NEW YORK LA STATUA DELLA LIBERTA’, PROBABILMENTE ISPIRATA A UN’OPERA DEL VITERBESE PIO FEDI

C’è un pezzetto di Viterbo a New York ma quel pezzetto è custodito proprio nel maggiore simbolo identitario degli Stati Uniti d’America: la celeberrima “Statua della Libertà”.
La statua della libertà, dopo essere partita dalla Francia, arriva via mare al porto di New York il 19 giugno di 138 anni fa; la data è però convenzionale perché la nave speciale ingaggiata per il trasporto dovrà percorrere diverse volte la traversata atlantica per completare il trasferimento di tutti i materiali occorrenti ad assemblare la colossale opera.
La “Statue of Liberty”, detta anche “liberty enlightening the world” (La libertà illumina il mondo) è un’opera complessa che integra almeno tre importanti ambiti di studio e di lavoro: l’ambito storico-civile, l’ambito ingegneristico e quello artistico-stilistico.
Sul piano storico-civile l’opera vuol essere un omaggio dei francesi – quelli che hanno inventato lo stato liberale – all’Unione degli stati americani, che proprio a quel modello istituzionale si erano ispirati.
L’attuazione di questo generoso proposito converge intorno all’idea di innalzare una grande opera monumentale, dal grande impatto visivo ed emotivo e questo pone subito un problema di non facile soluzione: il trasporto. Non esistendo all’epoca alcuna tecnologia in grado di trasportare un manufatto corrispondente alle intenzioni dei francesi l’unica opzione praticabile appare quella di un’opera modulare costituita da varie parti da trasportare separatamente e assemblare in loco.
È così che l’impegno dei francesi diviene una sfida e su questa enorme sfida si innesta la complessa strategia ingegneristica, impresa che viene affidata a Gustave Eiffel, il geniale ingegnere creatore dell’omonima torre.

Eiffel si mette al lavoro elaborando una struttura interna fatta di travi d’acciaio rivestite di rame in grado di coniugare leggerezza e resistenza, realizzate in modo da compensare i differenti coefficienti di dilatazione termica e gli effetti voltaici determinati dal contatto dei due metalli.
Eiffel disimpegna brillantemente il difficile compito segmentando l’intera opera in 1883 casse di materiale assemblabile da spedire via mare.

La realizzazione del basamento in granito viene assunta dagli americani che danno inizio ai lavori già dall’agosto 1884 sulla “Liberty Island”, proprio al centro della baia di Manhattan, di fronte al porto sul fiume Hudson.
La parte artistica-stilistica viene affidata al patriota e scultore francese Frédéric Auguste Bartholdi. Secondo varie fonti storiografiche Bartholdi si ispira a diverse opere esistenti, tra le quali spiccano il dipinto “La Libertà che guida il popolo” di Eugène Delacroix, esposto al Louvre e la statua “Libertà della Poesia”, realizzata dallo scultore italiano Pio Fedi, nato a Viterbo il 31 maggio 1816. L’opera è conservata nella Basilica di Santa Croce a Firenze.

Non v’è certezza assoluta su questa fonte d’ispirazione ma è sicuro che Bartholdi si trovasse a Firenze proprio nel periodo in cui la “Libertà della Poesia” veniva scolpita e collocata; inoltre dalla foto, ripresa da un importante articolo di Repubblica, emergono somiglianze impressionanti tra le due opere.
Il lavoro preparatorio di Eiffel risulterà così efficace che la complessa operazione di assemblaggio in terra d’America si conclude entro il 1885; l’inaugurazione ufficiale avviene il 28 ottobre 1886.
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Pio Fedi è ricordato dai viterbesi anche per essere l’autore dei magnifici leoni della fontana che domina la centrale Piazza delle Erbe. Il leone è parte iconica della simbologia viterbese e compare nello stemma della città. Secondo alcune fonti i leoni che presidiano la piazzetta-gioiello si rifanno alla mitologia del “leone di Nemea”, ucciso da Ercole, altro personaggio leggendario implicato nella fondazione di Viterbo.

L’aspetto sorprendente dei leoni di Pio Fedi è la straordinaria struttura del volto: un mix tra l’aspetto felino e il tratto umano.
Al celebre scultore è intitolato anche l’Istituto Comprensivo di Grotte S. Stefano.

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209esimo Annuale della Fondazione della gloriosa Arma dei Carabinieri

Non poteva non essere una giornata intensa ed emozionante, quella di ieri, 5 giugno 2023, annuale della fondazione della gloriosa Arma dei Carabinieri. Da 209 anni la Benemerita rappresenta un punto di riferimento insostituibile per il popolo italiano. Da oltre due secoli l’Arma è “quella sottile linea rossoblù” che unisce la Nazione e rende “più visibile una storia di grandi e piccoli eroismi”.

Il Governo ha espresso la propria riconoscenza nei confronti di ogni singolo carabiniere che, ogni giorno, difende la nostra sicurezza e la nostra libertà, sia sul territorio nazionale grazie agli oltre cinquemila presidi, sia nelle missioni di pace all’estero e nei vari teatri operativi: dall’Iraq al Kosovo, dalla Nigeria a Gibuti. Uomini e donne innamorati del servizio che svolgono e che sono un esempio di dedizione, professionalità e umanità.

Il Governo ha altresì rivolto un pensiero commosso a tutti coloro che, indossando la gloriosa uniforme dell’Arma, sono caduti nel compimento del loro dovere e hanno compiuto anche gesti eroici. È stato ricordato in particolare il vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, che a 22 anni diede la sua vita per salvare decine di innocenti presi in ostaggio dalle SS e ormai sicuri di essere fucilati. Il prossimo 23 settembre ricorreranno gli 80 anni del suo sacrificio, testimonianza senza tempo di cosa significhi essere un grande italiano e un grande carabiniere.

Con grande affetto e riconoscenza la comunità nazionale si è stretta ieri e si stringe sempre all’Arma dei Carabinieri, orgoglio dell’Italia.

Anche a Viterbo, nello storico teatro dell’Unione, si è svolta la cerimonia per onorare il 209esimo annuale dell’Arma dei Carabinieri, alla quale hanno partecipato le più alte autorità civili, militari e religiose, tra le quali il prefetto Antonio Cananà, il deputato Mauro Rotelli, il consigliere regionale Daniele Sabatini, il presidente della Provincia Alessandro Romoli, la sindaca Chiara Frontini, il rettore dell’università degli Studi della Tuscia Stefano Ubertini,il vescovo di Viterbo Orazio Francesco Piazza, il vescovo di Civita Castellana Marco Salvi, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza col.Carlo Pasquali, il Comandante della Polizia Locale Mauro Vinciotti e dei Vigili del fuoco Rocco Mastroianni, la vicaria del Questore di Viterbo Rosa Angelo, il Capo di Gabinetto della Polizia di stato D’Amico, il presidente della Fondazione Carivit Luigi Pasqualetti, il presidente della Croce Rossa Marco Sbocchia, dell’Avis Luigi Ottavio Mechelli, il delegato di Viterbo dell’Accademia Mauriziana Sebastian Serafini, il coordinatore provinciale dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Viterbo cap. Salvatore Vito Rubuano, il presidente dell’ANC sezione di Viterbo Bernardino Colageo, Dirigenti Scolastici, la presidente dell’Inner Wheel di Viterbo Claudia Testa, i docenti di diversi istituti, i sindaci di alcuni paesi della Tuscia.

Tutti per rendere omaggio e dire grazie all’Arma dei Carabinieri che, da secoli fedele, unisce e rappresenta valori senza tempo da tramandare alle nuove generazioni.
A fare gli onori di casa, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Viterbo col Massimo Friano che ha accolto ospiti e autorità. Il teatro dell’Unione, scelto come luogo della cerimonia, è nel cuore della città, come la storica caserma dei Carabinieri posta in via della Pace, ora affiancata da una moderna caserma intitolata ai carabinieri Ippolito Cortellessa e Pietro Cuzzoli, uccisi dai terroristi nell’agosto del 1980, che prestavano servizio in via della Pace. Nello stesso giorno morì Antonino Rubuano, Maresciallo di Montefiascone, in un incidente, all’inseguimento degli assassini. Erano presenti alla cerimonia di ieri, anche i figli dei Carabinieri uccisi, che il colonnello Friano ha ricordato nel suo discorso.

Ad allietare la cerimonia, al Teatro Unione, era presente l’ Endecavox ensemble , un giovane gruppo vocale a cappella che spazia tra generi e epoche diverse, prediligendo il repertorio contemporaneo e musica da film, nasce sotto la direzione del M. Antonella Bernardi. Il gruppo ha raggiunto traguardi importanti come il primo premio assoluto nelle edizioni 2017 e 2018 del concorso “Etruria Classica”; il premio “giovani talenti d’Italia Agimus” e il premio speciale “G. Petrassi” per la migliore esecuzione di un brano moderno. Ieri, hanno partecipato alla manifestazione: il soprano Eleonora Zazzu, i contralti Maria Sofia Chiti e Giuditta Satriani, il tenore Isaias Caldemar, il basso Claudio Cappelli.

Il comandante Massimo Friano, nel suo applauditissimo discorso di saluto, ha ringraziato i partecipanti ricordando i risultati dell’attività dei carabinieri nel corso di questi primi mesi dell’anno. Il colonnello Friano ha evidenziato come siano state più di cento le aziende controllate con oltre 200 lavoratori irregolari; sono stati più di 31 mila i servizi perlustrativi che hanno permesso il controllo di almeno 86 mila veicoli e oltre 100 mila persone controllate con più di 7 mila informazioni di reato e 270 arresti. In aumento, purtroppo, ancge le truffe agli anziani con l’individuazione di oltre 30 casi in tutta la provincia di Viterbo.

Il Comandante Friano ha ricordato il significativo Progetto edizione zero, “Semi per il Futuro”, in sinergia tra il Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Viterbo e l’Istituto Comprensivo“Luigi Fantappiè” del capoluogo della Tuscia. Il progetto, che sicuramente sarà riproposto come buona pratica anche negli altri istituti comprensivi della città nei prossimi anni scolastici, persegue gli obiettivi di educazione civica di costruire proficui ed efficaci rapporti tra le istituzioni che operano sul territorio del Comune di Viterbo. Il Progetto ha raggiunto l’obiettivo di fornire ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado alcuni strumenti di riflessione sul mondo in cui viviamo, l’ambiente e la società.

La sua valenza educativo- didattica e civica è evidenziabile in due direttive: la sostenibilità ambientale, alla cui corretta educazione ha concorso il coinvolgimento del Gruppo forestale e del Reparto biodiversità dei carabinieri, con l’intento di educare al rispetto e alla conoscenza della natura, soprattutto in un ambiente, come quello che caratterizza la città e la provincia di Viterbo, ricco di monumenti e di elementi paesaggistici e naturali variegati;
la sostenibilità emotiva e sociale, attraverso interventi educativi finalizzati al rispetto, alla cura dell’altro, alla prevenzione di ogni forma di prevaricazione anche attraverso il corretto utilizzo della comunicazione, verbale, non verbale e digitale, contro il bullismo.

In rappresentanza dell’Istituto comprensivo Fantappiè era presente la classe 3^D della scuola secondaria, con Elisa Adragna, Beatrice Cianfanelli, Federica Grattarola, Stefano Mascellini, Marta Tavani e Maria Francesca Vito che hanno presentato i risultati di significative esperienze vissute nell’anno scolastico con i Carabinieri del Comando. Provinciale.
Estremamente commoventi e significativi i discorsi dei ragazzi delle scuole e il video proiettato. Grande è l’attenzione dell’Arma dei Carabinieri verso le nuove generazioni.

Molto ammirate da autorità e cittadini sono state le antiche divise dei Carabinieri, esposte a Palazzo Santoro in una mostra organizzata dall’ANC sezione di Viterbo.

Esposte anche alcune auto storiche dei Carabinieri in piazza del Teatro.
Attestato di pubblica benemerenza al merito civile concesso dal Ministro dell’Interno al brigadiere Giancarlo Ara e all’appuntato scelto qualifica speciale Antonio Rizzo. Encomio concesso dal comandante della legione carabinieri Lazio all’appuntato Cristian Pisani. Plauso concesso dal comandante della legione carabinieri Lazio al Maresciallo Capo Corrado Gravina e al brigadiere Raffaele Iannone. Plauso concesso dal comandante della legione carabinieri Lazio al brigadiere Raffaele D’Errico e all’appuntato Stefano Cargini. Plauso concesso dal comandante della legione carabinieri Lazio al luogotenente cs Daniele Tramontana, al luogotenente Cosimo Sansone e al brigadiere capo qs Piergiorgio Sanna. Plauso concesso dal comandante della legione carabinieri Lazio al brigadiere Lucio Costantino, al brigadiere Massimiliani Pizzi, all’appuntato scelto Andrea Alberti e al carabiniere Pietro Palermo. Plauso concesso dal comandante della legione carabinieri Lazio alle stazioni carabinieri di Capodimonte e Marta.

È stato chiamato sul palco Maurizio Iannaccone, da poco in pensione, punto di riferimento dell’Arma dei Carabinieri locale per 40 anni e interprete di alcuni episodi dello sceneggiato Il Maresciallo Rocca, con protagonista Gigi Proietti. Presente in sala la moglie del regista Giorgio Capitani.

Con affetto e riconoscenza la comunità viterbese e, in generale, nazionale onora l’Arma dei Carabinieri, orgoglio dell’Italia.
Viva l’Arma dei Carabinieri!
Viva l’Italia!

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2 GIUGNO 1946: GLI ITALIANI SCELGONO LA REPUBBLICA

La storia ama i tempi lunghi ma mostra talvolta accelerazioni incredibili e quello che accade nel quadriennio 1943-1946 cambierà radicalmente la nostra storia plurisecolare trasformandoci da sconfitti a vincitori e da sudditi a protagonisti della nostra storia.
Questo il sintetico riepilogo degli accadimenti di quel drammatico riscatto.
– 9 luglio 1943: in piena seconda guerra mondiale, gli alleati anglo-americani sbarcano in Sicilia e danno inizio alla campagna d’Italia;

– 25 luglio 1943: incapace di fronteggiare l’avanzata alleata, il fascismo crolla e il generale Pietro Badoglio è nominato da re Vittorio Emanuele III nuovo capo del governo;
– 8 settembre 1943: Badoglio, all’insaputa degli alleati tedeschi, firma l’armistizio separato con gli alleati; l’Italia si divide in due: il centro-sud liberato e il centro-nord costituito come repubblica sociale italiana (RSI o repubblica di Salò), sotto il controllo del regime nazi-fascista; il Re fugge all’estero; le nostre truppe all’estero restano abbandonate a se stesse restando vittime della durissima rappresaglia tedesca;
– 9 settembre 1943: nasce il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale), costituito da rappresentanti di tutti i partiti antifascisti, incaricato del coordinamento strategico della resistenza italiana, in accordo con il governo Badoglio e gli alleati;
– aprile 1944: avviene quella che è passata alla storia come la “svolta di Salerno”: partiti antifascisti, monarchici e badogliani si coalizzano in un governo di unità nazionale; la svolta è caldeggiata anche dall’Unione Sovietica;
– 4 giugno 1944: liberazione di Roma; re Vittorio Emanuele III, da Alessandria d’Egitto, nomina il figlio Umberto II Luogotenente del Regno; il socialista Ivanoe Bonomi è il nuovo capo del governo;
– 31 gennaio 1945: il governo Bonomi decreta il “suffragio universale” riconoscendo, per la prima volta nella storia dell’Italia unitaria, il diritto di voto anche alle donne e questo avrà effetti decisivi sull’esito del successivo referendum istituzionale;
– 25 aprile 1945: il CLN, prima ancora dell’arrivo delle truppe alleate, proclama l’insurrezione generalizzata di tutte le forze partigiane del nord Italia; i nazi-fascisti si arrendono e il 25 aprile sarà decretato festa nazionale della liberazione;
– 16 marzo 1946: viene stabilito che la forma istituzionale dell’Italia post-bellica sia decisa tramite un referendum a suffragio universale sulla base dell’alternativa Repubblica – Monarchia;
Il 2 giugno di 77 anni fa si svolge ordinatamente il referendum; contestualmente si vota anche per eleggere l’Assemblea Costituente, l’organo collegiale nazionale incaricato, in caso di vittoria della “repubblica”, di scrivere la nuova costituzione.
Gli aventi diritto al voto sono poco più di 28 milioni di Italiani; i votanti effettivi saranno circa 25 milioni: 13 milioni donne e 12 milioni uomini.
I voti a favore della repubblica sono 12.717.923, 10.719.284 quelli per la monarchia: l’Italia è repubblica.
Per effetto del voto la data del 2 giugno sarà per sempre celebrata come “simbolo patrio”, consacrato alla memoria di uno dei momenti più esaltanti della nostra storia.

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50esimo anniversario dell’Aido festeggiato con grande entusiasmo e successo alla Rocca dei Papi di Montefiascone

MONTEFIASCONE (Viterbo) –
50esimo anniversario dell’Aido festeggiato con grande entusiasmo e successo alla Rocca dei Papi di Montefiascone il 21 maggio 2023. La donazione è vita: è dare la possibilità ad altre persone di sperare, di vivere, di guarire.

L’Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule – A.I.D.O. è una O.D.V. che opera su tutto il territorio nazionale.

I soci sono cittadini favorevoli alla donazione volontaria, anonima e gratuita, dopo la morte, di organi, tessuti e cellule a scopo di trapianto terapeutico.

L’A.I.D.O. promuove la cultura della donazione di organi, tessuti e cellule; incoraggia gli stili di vita che prevengono l’insorgere di malattie tali da richiedere il trapianto; provvede alla raccolta di dichiarazioni di volontà favorevoli alla donazione.

L’associazione, fondata a Bergamo il 26 febbraio del 1973, ha sede nazionale e legale a Roma; opera attraverso consigli regionali costituiti in tutte le regioni italiane (20), in sezioni provinciali (90) e in gruppi comunali (oltre 830).

Nel 2023 A.I.D.O. festeggia 50 anni di attività e di costante impegno a favore della donazione di organi e dei pazienti in lista di attesa per un trapianto.
La presidente dell’Aido, sezione di Montefiascone, Monia Paolini, sempre attiva e attenta a promuovere iniziative a favore dell’Associazione, ha organizzato, con la collaborazione dell’Associazione Tuscia Dialettale di Viterbo e con i Poeti di Montefiascone, per il secondo anno consecutivo, un grande spettacolo di Poesie e Canti della tradizione popolare, con la partecipazione delle Tusciamannate, applauditissimo e noto gruppo folkloristico viterbese di canti popolari, e di Alvaro Scoponi, che ha curato gli intermezzi musicali dell’evento.

Mariella Zadro, Anna Maria Stefanini, Monia Paolini

“Dire sì alla donazione di organi è donare. È possibile farlo a qualsiasi età. Grazie a quel dono la vita può continuare”.
Nella grande e storica sala della Rocca dei Papi, sono andate in scena le emozioni, in un percorso poetico – musicale che ha a tratti commosso e in molti momenti divertito il folto pubblico presente.
Per il secondo anno, l’evento è stato presentato da Anna Maria Stefanini e Mariella Zadro.
Presente, fra gli altri, il presidente dell’associazione Tuscia Dialettale di Viterbo Franco Giuliani.

Dopo il saluto della presidente della sezione di Montefiascone Monia Paolini, sul palco si sono alternati i poeti dell’associazione Tuscia Dialettale, del gruppo dei Poeti di Montefiascone, del progetto Nonni e Nipoti e fini dicitori locali:
Angelo Antonelli, Loretta Bacci, Renato Cavallo, Rosanna De Marchi, Realino Dominici, Franco Giuliani, Giuseppe Grasso, Maria Pia Onofri, Gilberto Pettirossi, Mario Olimpieri, Anna Maria Stefanini, Alessandri Calanca, Ennio Cuccuini, Monica Saraca, Patrizia Torri, Giorgio Mezzetti, Elia Santini, Vincenzo Marenghi e Amerildo Menditto.

Gli intermezzi musicali sono stati curati dal bravissimo Alvaro Scoponi che ha cantato, fra gli altri brani, all’inizio dell’evento Romagna Mia, dedicando la canzone alla regione, in questi giorni, gravemente colpita dall’alluvione.

Grande successo anche per il gruppo canoro delle Tusciamannate, che ha eseguito canti popolari del centro-sud dell’ Italia.

La manifestazione si è conclusa con un omaggio al poeta Giuseppe Zena e con un dono di prodotti locali da parte dell’Aido a tutti coloro che si sono esibiti.

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Benvenuti sull’Olimpo e all’IC Canevari di Viterbo: nell’anniversario della nascita di Falcone i ragazzi della IV B ricordano il giudice assassinato dalla mafia

“Tutto è cominciato da un libro di mitologia che la maestra ci ha letto in classe” hanno scritto gli alunni della classe IV B dell’ICCanevari di Viterbo facendo la cronaca della loro rappresentazione teatrale, andata in scena il giorno 18 maggio 2023 presso il teatro scolastico, alle ore 15.

I ragazzi si sono talmenre appassionati ai miti greci che hanno voluto rappresentarli. L’insegnante Anna Maria Stefanini li ha assecondati in questa esperienza teatrale e nel loro viaggio artistico – storico- letterario. La recita è stata interamente ideata e scritta dalla docente. Dopo aver approfonditamente studiato la storia e la mitologia greca, aver geograficamente localizzato il monte Olimpo, aver stabilito regole, lavori da svolgere, parti da imparare, che gli stessi alunni hanno modificato e arricchito di battute, hanno deciso di invitare genitori, parenti, nonni, amici a vederli interpretare gli dei e i semidei dell’Olimpo per festeggiare, in un giorno speciale, quale l’anniversario della nascita di Giovanni Falcone, il suo 84esimo compleanno. Non sappiamo cosa avrebbe fatto il giudice se non fosse stato assassinato nel 1992, ma sappiamo perfettamente cosa faremo noi: continuremo a portare avanti ciò che lui ha iniziato. “GLI UOMINI PASSANO, MA LE IDEE RESTANO. CONTINUERANNO A CAMMINARE SULLE GAMBE DI ALTRI UOMINI”.

La IV B è formata da 22 ragazzi; hanno vissuto la pandemia: per due anni, non erano potuti memmeno entrare nel teatro scolastico nè in palestra; non avevano mai fatto una visita guidata fino alla terza; hanno vissuto un anno intero con la mascherina a un metro di distanza e periodi in Dad. A marzo della prima elementare la scuola fu chiusa per il Covid. L’Italia si è fermata con il lockdown.

Poter finalmente esprimere tutta la loro gioia nell’interpretare una commedia in teatro è impossibile.
Nel contempo, divertendosi, hanno imparato e fatto lezioni di musica (suonando il flauto e cantando), educazione fisica (con 7 balletti con le coreografie della loro insegnante prevalente Anna Maria Stefanini), arte (realizzando i cartelloni e la scenografia), storia, geografia, educazione civica, mitologia, scienze (ricordando il rispetto per l’ambiente) e molto altro, con lavori di gruppo e dibattiti.
Gli dei si affacciano dall’Olimpo per vedere come è il mondo di oggi e rimangono inorriditi dall’odio, l’inquinamento, il traffico, la mafia, i contrasti politici. Solo Ares, il dio della guerra, è contento: non è ancora andato in pensione perchè, incredibilmente, dopo tanti anni dalla fine della civiltà greca, ci sono ancora le guerre.

Gli umani stanno distruggendo il loro splendido e meraviglioso mondo.
Ma si può fare ancora qualcosa. In fondo al vaso dei mali, incautamente aperto da Pandora, che avrebbe dovuto custodirlo per ordine di Zeus, senza aprirlo, è rimasta la SPERANZA, che può aiutare gli uomini anche nei momenti più difficili.
Meravigliosi i costumi realizzati dai genitori, che hanno collaborato pienamente con le docenti per la riuscita dello spettacolo.

“Impara l’arte e mettila da parte” dicevano le nostre nonne.

È estremamente importante la presenza dell’arte, del teatro, della musica, della poesia nell’ambito dei processi formativi.
Tali componenti posso essere utilizzati come mezzo valido per un cammino educativo completo.

Volendo mettere in relazione due mondi, quello dell’arte e dell’educazione, e volendo dimostrare quanto questo legame si inserisca nella struttura naturale dell’uomo, si possono prendere in esame le definizioni di Educazione e Arte. Arte: abilità nell’operare e nel produrre; qualunque attività umana fondata sull’esperienza, su particolari attitudini, sull’ingegno e la genialità personali.

Educare: sviluppare le facoltà intellettuali, fisiche e morali, specialmente dei giovani, secondo determinati principi. Dal latino educare, intensivo di educére “trarre fuori, allevare”, composto di ex “fuori” e ducere “trarre”.

È interessante notare che, in entrambe le definizioni, si parla di facoltà intellettuali (intelletto), fisiche (pratiche manuali) e morali (spirito): si può quindi dire che il campo di azione dei due concetti sia lo stesso.

Il motivo è che al centro di entrambi questi mondi vi la persona, in tutta la sua complessità.

L’arte e il teatro sono profondamente educativi in quanto rappresentano la possibilità di esprimere concretamente (anche la musica ha una sua fisicità fatta di onde sonore) ciò che difficilmente si riesce ad esprimere con le sole parole.
L’arte dà all’educazione gli strumenti per arrivare all’essenza delle persone attraverso percorsi che, partendo dai vissuti più remoti, permettono di vivere con maggiore consapevolezza il presente; l’educazione ricorda all’arte che suo compito non è tanto quello di imprigionare in sovrastrutture lo spirito artistico, ma quello di dare strumenti per distillare dall’uomo ciò che già possiede.

Alla recita della IV B dell’ICCanevari di Viterbo hanno partecipato, fra gli altri, il capogruppo di Viterbo 2020 del consiglio comunale, con delega alle Forze Armate Giancarlo Martinengo, in rappresentanza della sindaca di Viterbo Chiara Frontini,un maggiore dell’Aves, in rappresentanza del Comandante, gen Andrea Di Stasio, il dirigente scolastico dell’ICCanevari Paolo Fatiganti, la referente per il progetto bullismo Paola Micarelli.

Un pomeriggio di arte, di divertimento, di viterbesità, di riflessione, fra serietà e battute. Particolarmente intenso e commovente il momento in cui tutti i presenti, insieme ai ragazzi, hanno intonato l’Inno Nazionale con la mano sul cuore. Al termine dello spettacolo, applauditissimo dal folto pubblico, è stato fatto volare simbolicamente verso il cielo, con uno scrosciante applauso, un palloncino con la scritta “Grazie, Falcone dalla IV B”.

La fotografia è stata curata da Giancarlo De Zanet. I video da Andrea Silvestri.

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Svelati i FINALISTI del Premio Letterario Internazionale Città di Viterbo TUSCIA LIBRIS 4° edizione

Come da programma svelati i finalisti del Premio Letterario Internazionale TUSCIA LIBRIS 4° edizione.
Un’edizione quella di quest’anno che eguaglia e supera per partecipazione e qualità quelle passate: centinaia le opere pervenute da tutta Italia che ha impegnato per settimane le quattro Giurie.
Quest’anno il premio si articolava in quattro sezioni: sezione A (racconto a tema libero) sezione B (poesia a rema libero) sezione C (Giovani a tema imposto: Il Coraggio) sezione D (Fotografia a tema imposto: L’anima della Tuscia)
Ecco l’elenco dei finalisti (rigorosamente in ordine alfabetico!) delle quattro sezioni:

Sezione A
Marilena Buracchi di Siena con il racconto “Fragile”
Ilaria Camilletti di Viterbo con il racconto “Giochiamo a nascondino?”
Elvira Del Monaco Roll di Castelvolturno (CE) con il racconto “Settembre”
Riccardo Di Leva di Polignano a mare (BA) con il racconto “Inno alla vita”
Massimo Fragassi di Foggia con il racconto “La regola del viaggio”
Simone Ignagni di Ceprano (FR)con il racconto “Il presentimento”
Anastasia Laurelli di Campobasso con il racconto “Troppo tardi?”
Fausto Mancini di Amandola (FM) con il racconto “NUR – Luce”
Piero Sesia di Torino con il racconto “Il pane fa rumore”
Mario Signoretti di Spezzano Albanese (CS) con il racconto “Baracca 4”
Anna Lisa Sorce di Cerveteri (RM) con il racconto “Così lo capirà”

Sezione B
Giuseppe Aprile di Cuneo con la poesia “Fuori dallo stormo come un’aquila”
Giuseppe Aprile di Cuneo con la poesia “Gemelli nel dolore”
Alessandra Bucci di Martinsicuro (TE) con la poesia “L’anima non ha confini”
Roberto Colonnelli di Acquapendente (VT) con la poesia “Crisalide d’argento”
Vittorio Di Ruocco di Pontecagnano (SA) con la poesia “Lascia che il sogno colmi il desiderio”
Vittorio Di Ruocco di Pontecagnano (SA) con la poesia “Piove dolore sulla mia città”
Danilo Francescano di Monterosso al mare (SP) con la poesia “Iris”
Danilo Francescano di Monterosso al mare (SP) con la poesia “Il mare d’inverno”
Alessandro Izzi di Gaeta (LT) con la poesia “Nell’abbraccio che ti salva”
Giuseppe La Rocca di Trappeto (PA) con la poesia “La strada è vita”
Leonardo Marigliani di Colleferro (RM) con la poesia “Tuscia Libris”

Sezione C
Classi quinte della Scuola Primaria di Blera con il racconto “Il Coraggio di parlare”
Nicola Marconi di Cerveteri (RM) con il racconto “Oltre il cielo”
Christian Testa di Civitavecchia (RM) con il racconto “Il coraggio di parlare”

Sezione D
Giovanni Capponi di Roma con la foto “Trine in pietra”
Giuseppe Costantini di Vasanello (VT) con la foto “Tramonto sul campanile Romanico”
Giuseppe Costantini di Vasanello (VT) con la foto “La fontana di Via Corazza”
Deborah D’Ascenzi di Valentano (VT) con la foto “Metamorfosi”
Paolo Lanzi di Viterbo con la foto “Ombre nascoste”
Roberto Longani di Terni con la foto “La via segreta della Tuscia”
Roberto Longani di Terni con la foto “Verso il cielo”
Stefano Marigliani di Carbognano (VT) con la foto “Ussari al galoppo”
Rosanna Tarantello di Capodimonte (VT) con la foto “Capodimonte… La grande bellezza”
Patrizia Scardozzi di Vitorchiano (VT) con la foto “La ruota panoramica a Bolsena”

La cerimonia di proclamazione dei vincitori, si terrà sabato 1 luglio alle ore 17,00 presso la Sala delle Conferenze della Provincia di Viterbo – Via Saffi, 49 alla presenza del Presidente della Provincia Dr. Alessandro Romoli e del Sindaco della città di Viterbo la Dr.ssa Chiara Frontini.

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Un libro per la vita: Il Profeta di Khalil Gibran

Il Profeta di Khalil Gibran è un libro che offre senza dubbio lo spunto per profonde e intimistiche riflessioni, è una medicina, una cura per affrontare le pagine della nostra esistenza, è un amico che sa dare saggi consigli.

«Questo libro non è solo per chi ama la poesia. È per chiunque si sia mai chiesto cosa sia la vita”.

È stato definito un “breviario per laici”.
Eppure, c’è un altissimo senso religioso nelle parole dell’autore. I discorsi del Profeta, scritti in modo chiaro e incisivo, sono infatti il punto di arrivo di una sintesi tra il Dio dei Vangeli e la tradizione mistica orientale e insegnano che la felicità, mèta di ogni cuore, è la capacità di cogliere il soffio dell’Assoluto nei gesti quotidiani.

La saggezza del Profeta, la sua calma contemplativa, l’atmosfera rarefatta che regna nel testo dona al lettore lo spunto per riflettere sulle sue azioni e sui problemi quotidiani.

Forte è l’incisività del messaggio poetico-messianico, in cui sono avvertibili echi del Nietzsche di “Così parlò Zarathustra”, ma anche del pensiero induista, buddhista, cristiano e del misticismo islamico.

Stilisticamente, l’autore subì l’influsso del Romanticismo europeo e della tradizione letteraria cristiana.

Continuamente in bilico tra il sermone, l’epigramma e l’aforisma, la sua prosa poetica è ricca di similitudini e allegorie, come lo erano le parabole di Gesù. Questo conferisce al testo uno strano fascino e una rara suggestione, con messaggi e echi interreligiosi ma soprattutto interiori.

Dopo aver trascorso dodici anni in contemplazione in terra straniera, Almustafa (ovvero l’eletto di Dio), sente che è giunto il momento di fare ritorno all’isola nativa. In procinto di salpare, egli affida al popolo della città di Orphalese un prezioso testamento spirituale: una serie di riposte intorno ai grandi temi della vita e della morte, dell’amore e della fede, del bene e del male. Lo affida al popolo ma anche a noi lettori, che spesso, nell’affrontare diverse situazioni, ripensiamo ai preziosi insegnamenti presenti nel testo.

Pubblicato a New York nel 1923, “Il Profeta” venne subito accolto con grande favore di pubblico. Fu molto apprezzato soprattutto dai giovani, i quali videro in Gibran un maestro.

La silloge abbraccia, con saggezza contemplativa, i problemi fondamentali dell’esistenza. Il capolavoro del poeta libanese è un libro di notevole fascino senza tempo. Leggendolo, si rimane incantati, come sospesi nel vuoto, a cercare di dare un senso profondo alla nostra esistenza. Il testo celebra l’incontro tra due opposte culture, l’orientale e l’occidentale, che spesso si intrecciano e si abbracciano a seguire i nostri passi e le nostre azioni.

La pace interiore, la serenità e il silenzio dell’anima si fanno parola per rivelare l’Infinito nel finito: Dio è nella vita di ogni giorno. Ognuno lo chiama in modo diverso, ma in fondo tutti cercano il Bene e un soffio d’eternità nell’essere.
Le cose che ci fanno gioire sono spesso le stesse che ci procurano dolore ed è forse in questo dualismo e nella ricerca dell’Assoluto il senso profondo della vita.

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10 MAGGIO 1869: VIENE PORTATA A TERMINE L’IMPRESA FERROVIARIA DEL SECOLO UN’UNICA LINEA CONTINUA CHE COLLEGA LA COSTA ATLANTICA CON QUELLA PACIFICA DEGLI STATI UNITI

“Vedo la mia vita risplendere da ovest a est”; il verso poetico di Bob Dylan 154 anni fa diviene realtà per milioni di coloni nordamericani che improvvisamente vedono il mondo accorciarsi al modico prezzo di un biglietto: con qualche dollaro potevano andare da New York alla California e guardare l’oriente dall’altro lato del mondo.

Un evento tipico e topico del repertorio della mitologia americana; più o meno come oggi si può staccare un biglietto su un razzo di Elon Musk.
Nel 1765 il 29-enne geniale ingegnere scozzese James Watt aveva realizzato la prima macchina a vapore efficiente ed è quella la data in cui ufficialmente decolla la prima rivoluzione industriale ma certamente il giovane Watt non immaginava che quell’invenzione, concepita per svuotare le miniere inglesi dall’acqua, avrebbe cambiato per sempre le coordinate del mondo.

La rivoluzione industriale made in USA ha una direzione geografica precisa: dall’est atlantico in direzione dell’ovest pacifico e se cercate una fedele rappresentazione di quella inarrestabile migrazione potete rivolgervi a un sognatore visionario italiano: il celeberrimo “C’era una volta il west” di Sergio Leone.

I nordamericani in pochi decenni compiono una migrazione che in epoche remote poteva richiedere tempi secolari.
Nel 1862, quasi un secolo dopo l’invenzione di Watt (da noi correva il primo anno dopo l’unità d’Italia) il Congresso USA, sotto la presidenza di Abramo Lincoln – non senza contrasti – approva il Pacific Railroad Act. A quel tempo i collegamenti ferroviari si spingevano dalla costa atlantica al massimo sino agli stati centrali USA; il PRA prevede un prolungamento dalla centralissima Omaha (Nebraska) fino a Sacramento, importante città portuale oggi capitale della California, realizzando il sogno di una linea continua transcontinentale.
Sfortunatamente molti territori del tracciato erano ancora sconosciuti per i coloni occidentali e popolati soltanto dalle popolazioni “native-americans”; i cosiddetti “indiani” o “pellerossa” e questo non sarà un piccolo problema. Ma il progetto non si ferma davanti a nessuno.
Per realizzare la gigantesca infrastruttura vengono costituite due società: la Union Pacific, che doveva realizzare la linea che da Omaha procedeva in direzione ovest e la Central Pacific che da Sacramento doveva andare incontro alla gemella orientale. Dal momento che lo stato federale non possedeva i fondi necessari per finanziare la colossale impresa si conviene di retribuire le due società con lotti di terreno lungo la nuova linea ferroviaria. Per risparmiare sui costi viene reclutata forza-lavoro a basso costo fra gli immigrati: cinesi (coolies), irlandesi (paddies), italiani, polacchi e persino nativi indiani.

I due tronconi si incontrano il 10 maggio di 154 anni fa nella località “Promontory Point”, nello stato dello Hutah e l’evento battezzato come “le nozze dei binari”. Questo l’annuncio diffuso col telegrafo: “Done!” (fatto!).
Un lavoro colossale realizzato in 7 anni; se pensiamo che in Italia, per l’autostrada Salerno-Reggio Calabria sono occorsi 50 anni (1965-2015) si capiscono tante cose.

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